La Carità di Dio

 Il 14-12-1965 Gesù dice: «È per la carità del Padre nel Figlio che gli uomini sono ritornati nella figliolanza di Dio. Dio infatti li ha mirati nel volto del suo Unigenito, e li ha amati di un amore di infinita misericordia, senza badare alla propria divina Maestà offesa. Ma tutto questo si è operato negli ardori ineffabili dello Spirito Santo; amore sostanziale del Padre e del Figlio... ed è ancora per lo stesso Spirito, che tutto sostiene e governa, che le cose visibili ed invisibili, continuano ad esistere».

Commento

 Dopo il peccato di Adamo ed Eva, il Padre senza badare alla propria divina Maestà offesa, promise la salvezza agli uomini affinché ritornassero nella figliolanza di Dio (cfr. Gn 3,14-15).
 Gesù ha portato sulla Croce la Carità del Padre: «Dio ha tanto amato gli uomini da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (cfr. Gv 3,16). Dunque amare, per il nostro Dio, ha voluto dire dare in assoluto ciò che gli era più caro, per salvare chi era perduto. E pertanto il Figlio si è incarnato, nella potenza dello Spirito Santo, nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Egli, che era Dio, umiliò se stesso assumendo la condizione di servo e col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra perché, da lui salvati, fossimo partecipi della figliolanza divina mediante il dono dello Spirito.
 San Paolo dice: «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!» (Gal 4,6). Abbà è la parola che i bambini ebrei usano per chiamare il padre, è l'espressione dell'intimità, della familiarità e della tenerezza e significa appunto: papà! Come la Creazione, così anche la Redenzione è opera dell'amore della Santissima Trinità; tutte e tre le Persone divine condividono la stessa natura, la stessa felicità, la stessa gloria, la stessa potenza, ed ogni loro opera è fatta insieme. L'unica natura divina è tutta intera in ognuna delle tre Persone, e il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono l'uno nell'altro. Dopo il peccato originale Dio non ha abbandonato l'umanità al suo destino di morte, ma ha provato un'infinita misericordia per lo stato di miseria in cui s'era cacciato l'uomo e non si è rassegnato a perdere definitivamente l'amore delle proprie creature. Mirando il volto del suo Unigenito il Cuore del Padre si è rattristato nel vedere che il suo progetto d'amore, cioè quello di avere figli nel Figlio, sia stato gravemente ostacolato dal rifiuto dell'uomo. Il Figlio, contemplando l'amarezza del Padre, accoglie il suo eterno progetto e, in uno slancio d'amore infinito, si offre come vittima di espiazione per il peccato; lo Spirito Santo poi realizza il suo grande capolavoro: l'Incarnazione del Verbo. Così Gesù, vero Dio e vero Uomo, diventa il germe di una nuova umanità, inizio della nuova creazione; una realtà affermata da Gesù stesso nel colloquio con Nicodemo: «In verità, in verità ti dico: se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il Regno di Dio» (Gv 3,3). Ma tutto questo si opera negli ardori ineffabili dello Spirito Santo che gli uomini ricevono in dono nel battesimo, il sacramento che realizza l'adozione filiale. E come un padre terreno è contento quando si sente chiamare dal figlio "papà", così anche Dio è contento quando lo chiamiamo Padre. La parabola del figlio prodigo ci mostra la premura e l'ansia del Padre che attende il ritorno di tutti i suoi figli (cfr. Lc 15,11-32).
 Sia il Maestro visibile, Gesù, che il Maestro interiore, lo Spirito Santo, ci rivelano il volto paterno di Dio, l'immagine di un Dio Padre (non padrone!) verità di Dio. Una certa cultura contemporanea, invece, atea e materialista, insiste a presentare un «Dio arbitro che giudica sempre con il regolamento alla mano, un Dio morfina che pone la speranza soltanto nella vita futura; un Dio che sterilizza la ragione umana, questo però non è il Dio dei cristiani» (cfr. J. Arias, Il Dio in cui non credo, Cittadella). Davanti al mistero della Creazione e della Redenzione, della vita e della morte, la ragione umana naturalmente si apre alla fede, ma la mentalità positivista e scientista di oggi non accetta la dimensione misterica della vita, perché non verificabile scientificamente: Dio, l'anima, gli angeli, non si possono portare in laboratorio, quindi non esistono; si conclude allora che «è reale solo ciò che può essere sottoposto a verifica». Si rifiutano così i dogmi rivelati della religione cristiana e se ne creano artificiosamente altri. Ma in realtà lo Spirito del Signore riempie l'universo (cfr. Sap 1,7). «L'uomo e tutta la Creazione debbono la propria vita all'azione creatrice dello Spirito divino. Vivere significa: esistere, in virtù dello Spirito creatore, da Dio e per Dio. La creazione, la natura, la vita, lo spirito umano esistono in virtù dello Spirito vivificante di Dio e dipendono permanentemente da Lui» (cfr. B. J. Hilberath, Pneumatologia, Queriniana).Una verità questa, ribadita da Giovanni Paolo II nella sua lettera enciclica sullo Spirito Santo: «Lo Spirito Santo, in quanto consostanziale al Padre e al Figlio nella divinità, è amore e dono, da cui deriva come da fonte ogni elargizione nei riguardi delle creature: la donazione dell'esistenza a tutte le cose mediante la creazione; la donazione della grazia agli uomini mediante l'intera economia della salvezza» (Dominum et vivificantem, 10). Il messaggio di Gesù, che stiamo commentando, sottolinea una terza azione dello Spirito Santo, cioè quella del governo e del sostegno di tutte le cose create: «Ed è ancora per lo stesso Spirito, che tutto sostiene e governa, che le cose visibili ed invisibili, continuano ad esistere». Il dogma trinitario ci rivela un Dio unico in tre Persone, Padre e Figlio e Spirito Santo: tre Persone unite in una comunione d'amore alla quale è ammesso per partecipazione anche l'uomo. La fede cristiana ama, adora e glorifica sia il Padre, sia il Figlio, sia lo Spirito Santo.