Il 3-8-1966 Gesù dice: «L'amore è Dio. Dio è amore, tutto l'amore. Dio è carità, eccelsa, infinita carità! Oh! beata quell'anima a cui è dato di comprendere questo linguaggio!».
Commento
Dio è amore per essenza, lo afferma con decisione San Giovanni evangelista (1Gv 4,16) che nell'ultima cena poggiò il suo capo sul Cuore di Gesù. Noi possiamo contemplare l'amore di Dio in tutte le sue opere: nella bellezza della creazione, nell'elezione del popolo d'Israele, ma soprattutto nell'incarnazione-morte-risurrezione di Gesù. È l'amore infatti che ha mosso e muove tuttora Dio; per amore ci ha creati, per amore ci ha redenti, per amore continua ancora oggi a provvedere alle nostre necessità. Solo coloro che aprono il loro cuore al dono della fede, possono comprendere il linguaggio dell'amore di Dio; infatti il Padre non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi (Rm 8,32). Sulla croce il Padre dona il Figlio unigenito per diventare Padre di tutti gli uomini. Il Figlio sacrifica se stesso per donare agli uomini lo Spirito filiale. Lo Spirito Santo col suo fuoco d'Amore consuma l'offerta per fare dei nostri cuori la sua abitazione. La Croce ci manifesta l'infinita, eccelsa e sublime carità di Dio.
Tutti gli amori umani, quello della mamma verso il figlio, quello del padre verso il figlio, quello del figlio verso i genitori, quello dello sposo e della sposa, quello tra i fratelli, ecc., hanno la loro origine in Dio, perché l'amore è Dio. Beata quell'anima che è capace di collocare tutte le cose al giusto posto secondo un'ordine di priorità, mettendo al primo posto Dio che è la fonte dell'amore ed è l'amore stesso. Un errore della nostra epoca è l'eclissi di Dio, l'uomo contemporaneo infatti spesso tende a mettere Dio e il suo amore all'ultimo posto, preferendo i soldi, il successo, la notorietà, le cose materiali e tutto ciò che procura piacere. Il risultato di questa disarmonia, di questo disordine, è che l'uomo ha fatto di sé un essere infelice.
Come i pesci non possono vivere fuori dall'acqua, così l'uomo non può vivere fuori dall'oceano dell'infinità carità di Dio. Sant'Agostino ripeteva: «Ci hai fatti per te Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (Confessioni, I. 1.1).
Con il dono dello Spirito Santo noi possiamo appagare i desideri più profondi del nostro cuore ed amare così Dio con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutto il cuore, e il nostro prossimo come noi stessi (Mt 22,37-39). È necessario però essere docili alle ispirazioni dello Spirito e plasmare il nostro cuore e renderlo simile a quello di Gesù che nel vangelo ci dice espressamente: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Gesù pone l'accento su due atteggiamenti importantissimi che noi dobbiamo manifestare: la mitezza e l'umiltà. Senza l'umiltà non ci può essere la possibilità di amare. L'umiltà ci fa vedere il nostro bisogno di amare ed essere amati e il nostro bisogno di essere perdonati e di perdonare. Periodicamente è necessario controllare lo stato di salute spirituale del nostro cuore per vedere se c'è qualche forma di sclerocardia, perché la "durezza di cuore", la paralisi dell'anima, è più frequente di quanto non si creda.
Alla scuola di Gesù e con la luce e il calore dello Spirito Santo, è possibile (perché Dio non comanda l'impossibile) amare Dio al di sopra di tutto e di tutti e trovare già qui, su questa terra, una briciola di Paradiso nell'attesa della beata speranza di essere introdotti definitivamente nel gaudio eterno.